Diritto industriale e risorse genetiche: convocata una conferenza per una convenzione internazionale
Tra gli argomenti più interessanti e “caldi” degli ultimi anni relativamente ai diritti di proprietà intellettuale, le risorse genetiche e di ingegneria genetica occupano senz’altro una posizione di spicco.
Come già illustrato in precedenti approfondimenti, infatti, l’evoluzione delle tecniche di manipolazione genetica come CRISPR-Cas9, oltre ad aver scatenato vari dibattiti di natura etica, hanno soprattutto aperto una finestra su una serie di potenziali applicazioni dall’impatto veramente rivoluzionario, per esempio in ambito medico, dandoci la possibilità di eliminare malattie genetiche, ma non solo: si pensi ad esempio alla bioingegneria, consistente nella manipolazione delle piante modificate geneticamente per essere più resistenti ai pesticidi o per produrre frutti di dimensioni maggiori.
La conferenza per un accordo internazionale
Il grande interesse verso questo argomento, come spesso accade quando si parla di evoluzioni tecnologiche repentine, non è tuttavia stato accompagnato da un adeguato schema legislativo, né a livello locale né internazionale, in grado di stabilire le “regole di ingaggio”, soprattutto in tema di brevettabilità.
Stante la situazione di incertezza legislativa, gli stati membri dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (WIPO) hanno deciso di convocare una Conferenza Diplomatica per trovare un accordo internazionale relativo all’utilizzo delle risorse genetiche e alle conoscenze tradizionali associate, fissando come deadline per la conclusione dell’accordo l’anno 2024.
La decisione è maturata dopo che il Comitato Intergovernativo per la proprietà intellettuale e le risorse genetiche, le conoscenze tradizionali e il folklore (CIG) ha presentato un rapporto su due sessioni di lavoro della CIG dove i negoziati si erano arenati su un testo, una bozza di accordo denominato “Documento consolidato sulla proprietà intellettuale e le risorse genetiche” (Consolidated Document Relating to Intellectual Property and Genetic Resources).
I negoziati partono da lontano: la CIG è infatti stata istruita già nel 2010, e da allora, pur proseguendo con le discussioni, non ha mai prodotto risultati definitivi, anche a causa della brusca battuta d’arresto subita durante la pandemia del 2020.
La decisione di convocare una Conferenza Diplomatica è quindi veramente importante nell’economia del discorso, poiché adesso gli stati partecipanti lavoreranno, discuteranno e voteranno, tramite i propri rappresentanti per l’adozione di un trattato o di una convenzione internazionale, che sarà poi di conseguenza integrata nei sistemi normativi dei paesi.
La bozza di accordo di cui si discute, appoggiata dalla gran parte dei Paesi membri, è un testo realizzato da Ian Goss, ex presidente del CIG, ed è considerata il punto di partenza ideale su cui strutturare un accordo definitivo.
Durante l’Assemblea Generale del 2022 è stato deciso di convocare la Conferenza Diplomatica utilizzando il testo di Ian Goss, definito “il Testo della Presidenza”, come base per il negoziato, laddove l’aspettativa generale era quella di una proroga dei lavori del Comitato; tutto ciò in modo abbastanza sorprendente: durante la discussione di un altro punto all’ordine del giorno, gli Stati membri avevano optato per il voto, invece di affidarsi alla pratica tradizionale del processo decisionale consensuale; tutto ciò nonostante due paesi si siano dissociati formalmente dalla decisione e diversi altri abbiano espresso delle riserve.
In vista della conferenza, dall’11 al 13 settembre 2023 si riunirà un comitato di preparazione per stabilirne le modalità operative (luogo, tempi, regolamento interno), preceduto da una sessione speciale del CIG dal 4 all’8 settembre, i cui lavori saranno finalizzati a colmare eventuali lacune del Testo della Presidenza prima dell’inizio dei lavori della conferenza.
Quali argomenti verranno discussi?
Concretamente, le questioni sul tavolo riguardano principalmente i prodotti come piante medicinali, colture agricole e le razze animali, nonché le tecniche utilizzate per realizzare questi prodotti.
Come detto in introduzione, le tecniche di manipolazione genetica consentono di creare “nuovi” individui vegetali/animali: se è naturalmente impensabile brevettare qualcosa di già esistente in natura, il prodotto di una manipolazione genetica è invece potenzialmente suscettibile di brevettazione.
È importante notare che il discorso non è limitato alle tecniche “futuristiche” come CRISPR-Cas, ma anche a quelle tecniche di ibridazione sviluppate nel corso di anni e generazioni da parte delle comunità locali.
Biopirateria e manipolazione genetica
Tra le preoccupazioni principali dei paesi membri emerge su tutte la “biopirateria”.
In pratica, i timori riguardano la possibilità che vengano riconosciuti e concessi brevetti ad invenzioni che non rispettano realmente i requisiti di novità, inventiva o applicabilità industriale, favorendo quindi l’appropriazione di indebita di risorse genetiche e conoscenze tradizionali.
Questo naturalmente andrebbe a danneggiare in modo considerevole soprattutto i soggetti e le comunità che hanno realizzato, magari nel corso di generazioni, tecniche particolari di manipolazione genetica.
Le possibili soluzioni
Una delle soluzioni sul tavolo, sostenuta da diversi paesi, consiste nell’incentivare e ampliare l’obbligo di trasparenza relativo ai brevetti, che già adesso costituisce l’asse portante dell’intero sistema delle proprietà industriali, ma che al momento, per quanto riguarda gli argomenti di cui si discute, non è del tutto applicato, poiché sono consentite alcune “zone d’ombra”.
Per ottenere un brevetto è infatti necessario divulgare al pubblico tutte le informazioni tecniche relative all’oggetto del brevetto, per una duplice ragione: la prima, più “ovvia” se vogliamo, è di riconoscerne il merito dell’invenzione e garantire l’inventore dagli utilizzi indebiti, l’altra invece consiste nel promuovere il progresso, consentendo alla comunità di accedere a determinate informazioni, rielaborarle ed eventualmente migliorare la stessa invenzione o trovarne nuove applicazioni.
Nel caso specifico, la richiesta di maggiore trasparenza riguarderebbe la necessità di aggiungere alcune informazioni aggiuntive da parte di chi domanda un brevetto, quali la fonte o l’origine delle risorse genetiche e le conoscenze tradizionali associate, la cui divulgazione al momento non è necessaria ai fini della domanda di brevetto.
Non tutti sono d’accordo con questa soluzione però. Se molti sostengono che un maggiore trasparenza potrebbe essere una specie di panacea per i problemi della brevettabilità delle risorse genetiche, d’altra parte c’è chi ritiene che una eccessiva disclosure potrebbe essere deleteria per l’innovazione, poiché disincentiverebbe in qualche modo la strada della brevettazione a favore invece della segretezza.
I primi, i sostenitori della trasparenza, sostengono che queste informazioni aiuterebbero gli esaminatori delle domande di brevetto a comprendere realmente e più a fondo la sussistenza dei requisiti di brevettabilità, minimizzando i rischi di appropriazione indebita.
Inoltre, sarebbe più facile, tramite queste informazioni, comprendere la portata del contributo delle risorse genetiche e delle conoscenze tradizionali associate alle invenzioni brevettabili.
Peraltro, questa posizione, oltre ad essere già stata adottata o in fase di adozione in più di 30 paesi sviluppati e in via di sviluppo, è sostenuta anche dal Testo della Presidenza, in cui vengono definiti ambito di applicazione, eccezioni e limitazioni, ambito temporale e geografico/spaziale, sanzioni per il mancato rispetto dell’obbligo.
I secondi, detrattori della proposta, sostengono che un maggiore trasparenza, oltre a disincentivare la brevettazione, appesantirebbe i processi di verifica delle domande, sia in termini di allungamento dei tempi che di incremento dei costi.
La soluzione alternativa prospettata da questo fronte propone di fare ricorso maggiore alle banche dati da parte degli esaminatori delle domande; una proposta già contenuta nel Testo della Presidenza, per cui non stupisce che sia visto come un buon punto di partenza per la conclusione di un accordo internazionale.
Parallelamente, i lavori della CIG proseguiranno per tutto l’anno con attività virtuali complementari per affrontare, tra le altre cose, proprio questo aspetto delle banche dati delle risorse genetiche e delle conoscenze tradizionali e delle espressioni culturali tradizionali; inoltre, le attività della CIG riguarderanno i sistemi informativi e i possibili requisiti di divulgazione.
La decisione di convocare una Conferenza Diplomatica rappresenta la determinazione dei paesi nel voler raggiungere il più presto possibile una soluzione positiva e definitiva per regolamentare le risorse genetiche all’interno della proprietà intellettuale.