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regolamentazione criptovalute: il Lummis-Gillibrand Responsible Financial Innovation Act

Regolamentazione Criptovalute: una proposta bipartisan negli USA

BusinessLuglio 13, 2022

Nonostante le criptovalute siano ormai ampiamente diffuse e conosciute, la loro comprensione rimane tuttavia ancora abbastanza sfuggente, non solo da parte della generalità delle persone, ma anche dai soggetti chiamati a definirne la regolamentazione e, più in generale, dal diritto stesso.

Le criptovalute mantengono infatti ancora una particolare “incollocabilità” all’interno del diritto. Questo fatto è attribuibile, come abbiamo visto in altri nostri precedenti approfondimenti, in parte alla peculiarità delle criptovalute, e in parte al law lag, la fisiologica lentezza del diritto nell’adattarsi alle repentine innovazioni tecnologiche, specie di quelle del periodo storico che stiamo vivendo e che alcuni studiosi identificano come quarta rivoluzione industriale.

La necessità di regolamentare in modo organico questa materia è tale che negli USA è stata recentemente presentata una proposta bipartisan per la regolamentazione delle criptovalute.

La proposta di legge che analizzeremo in questo articolo con approcio comparatistico, è stata avanzata dalle senatrici Cynthia Lummis del Partito Repubblicano e Kirsten Gillibrand del Partito Democratico, i cui nomi sono ripresi nella proposta, intitolata “Responsabile Financial Innovation Act”.

Vale la pena sottolineare il carattere trasversale della proposta, in un periodo in cui le polarizzazioni sono fortissime, specie nel contesto politico americano, dove le distanze tra i due partiti sembrano aumentare sempre più, a prescindere dal tema affrontato.

Si tratta di una proposta, come vedremo tra poco, dal carattere generalmente favorevole alle criptovalute. D’altra parte, si tratta di un fenomeno ormai non più ignorabile o relegabile a manifestazione di una nicchia di appassionati. Le due firmatarie della proposta (tra cui una delle due, Lummis, è ex-tesoriere di stato) hanno compreso le potenzialità da sfruttare del settore, oltre ai potenziali rischi, e hanno pertanto deciso di unire le forze e presentare una proposta di legge “al passo coi tempi”.

L’obiettivo principale della proposta è quello di fornire gli strumenti ideali a tutti gli operatori del settore per agire con la giusta consapevolezza, e pertanto investire responsabilmente nelle criptovalute.

Non a caso, il primo aspetto che la proposta intende affrontare riguarda la nomenclatura da utilizzare per le criptovalute. Quasi tutti ormai conosciamo i vari Bitcoin, Ethereum ecc., e sappiamo bene o male come funzionano le blockchain e gli smart contracts, ma tutti questi termini non hanno un equivalente definizione normativa che li renda immediatamente identificabili. Una definizione terminologica comune è naturalmente il primo passo verso una regolamentazione del settore, anche per favorire gli investimenti, e la proposta agisce preliminarmente in tal senso.

Ad esempio, la proposta fa una netta distinzione tra commodity e security, facendo rientrare gran parte delle cripto nella prima categoria, equiparando di fatto le criptovalute a beni (come l’oro), e non a titoli, assoggettando pertanto le criptovalute alla competenza della Commodity Futures Trading Commission (CFTC), agenzia federale che regolamenta i mercati dei future, delle opzioni delle commodity e il mercato degli scambi.

Una criptovaluta può rientrare nella definizione di commodity o security in base ai risultati del cosiddetto “Test Howey, per cui bisogna fare riferimento a quali diritti o poteri concede al suo possessore: se ad esempio la criptovaluta attribuisce una partecipazione azionaria o di debito in un’entità commerciale, diritti di liquidazione o diritto a pagamenti di interessi o dividendi da parte di un’entità commerciale, una quota di profitto o di reddito in un’entità commerciale derivata o qualsiasi altro interesse finanziario, allora sarà trattata come un titolo, ricadendo quindi sotto la competenza della Securities and Exchange Commission (SEC, l’equivalente della nostra CONSOB).

L’attribuzione della competenza alla CFTC in luogo della SEC sarebbe vista dal settore cripto come una grande conquista, che potrebbe portare all’apertura di fondo negoziato di borsa spot bitcoin negli USA. La proposta Lummis-Gillibrand richiede inoltre alle piattaforme di asset digitali (come Coinbase, Binance e Crypto.com) di registrarsi presso la CFTC al fine di condurre attività di trading e classifica gli scambi che avvengono su queste piattaforme come “istituzioni finanziarie” soggette ad altre leggi esistenti.

Particolare attenzione è data poi agli “stablecoin”, un tipo di criptovaluta ancorata a un’attività di riserva stabile come il dollaro statunitense o l’oro, progettati per ridurre la volatilità rispetto alle criptovalute non ancorate come i bitcoin.

Queste non sono definite dalla proposta né come beni né come titoli, ma vengono comunque considerati dalla proposta e assoggettati a specifica regolamentazione. Si tratta di un aspetto particolarmente importante, visto il ruolo primario degli stablecoin in molti paesi in via di sviluppo come strumento per combattere l’inflazione.

Per favorire ulteriormente gli investimenti nel settore, e per incentivare l’utilizzo delle criptovalute come forma alternativa di pagamento, la proposta prevede, a determinate condizioni, un’esclusione fino a $200 per transazione (soggetta a una regola di aggregazione) dal reddito lordo del contribuente per l’utilizzo della criptovaluta come pagamento di beni o servizi. Inoltre, lo staking” e il “mining” di criptovalute non contribuiscono al calcolo del reddito lordo del contribuente, rilevando solo l’eventuale conversione in valuta degli interessi maturati attraverso queste attività.

Sempre con attinenza ai profili fiscali, la proposta impone inoltre che le DAO (Decentralized Autonomous Organization) adottino necessariamente una forma giuridica riconosciuta dall’ordinamento, come società a responsabilità limitata (negli USA, LLC).

Dall’altra parte, con riferimento alla necessità di creare consapevolezza negli investitori, la proposta impone alle piattaforme di scambio di criptovalute di evidenziare in modo chiaro i rischi connessi con l’investimento nelle criptovalute, ossia il rischio di perdere il capitale investito. Questo è un aspetto particolarmente delicato, vista la già accennata poca dimestichezza del pubblico più generale verso questi strumenti e la particolare volatilità degli stessi (pensiamo ad esempio alla repentina ascesa degli NFT e dell’altrettanto repentino crollo degli stessi nell’ultimo periodo).

La proposta impone quindi precisi requisiti di divulgazione da rispettare per pubblicizzare le opportunità di investimento e più in generale per esercitare l’attività.

Last but not least, la proposta tiene conto anche di uni degli aspetti più controversi delle criptovalute, quello dell’impatto ambientale, chiedendo alla Federal Energy Regulatory Commission di analizzare e riferire sul consumo di energia del settore crypto. Come sappiamo infatti, il funzionamento delle criptovalute ha un costo ambientale enorme in termini di emissioni di CO2 (soprattutto per quanto riguarda Ethereum), dovuto al lavoro dei server sui quali queste si appoggiano.

Come detto in apertura, è interessante notare la provenienza trasversale della proposta. La palla adesso passa al Congresso, dove questo spirito collaborativo verrà messo alla prova. Anche laddove non dovesse essere approvata la proposta, è senz’altro positivo che vi sia l’intenzione di intervenire sul settore, che potrebbe spingere anche alla presentazione di altre proposte, magari migliori o di più ampio respiro.

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