Y Combinator: molto più di un acceleratore di Startup
Torniamo a parlare di startup per concentrarci su uno dei player più importanti del settore, stavolta dal punto di vista degli investitori: Y Combinator.
Y Combinator è un acceleratore di startup, ossia un soggetto che investe fondi in startup promettenti e le aiuta nel processo di crescita, accelerandolo appunto, ovviamente in vista di un ritorno economico.
Non solo YC è un acceleratore; si può tranquillamente dire che YC è l’acceleratore per antonomasia, essendo l’investitore più famoso e ambito dalle startup. Basti pensare che nella sua “collezione” figurano, tra le altre, società di successo come Airbnb, Reddit, Dropbox e Coinbase, che YC ha finanziato intuendone il potenziale di crescita del business.
Anche per via di questa breve lista, YC è l’acceleratore le cui attenzioni sono più ambite dalle startup, che cercano in ogni modo di mettersi in mostra per ottenere l’investimento di 125.000 $ (in cambio di una partecipazione al 7%) e, a seguito del perfezionamento del progetto attraverso l’esperta consulenza di YC, poter partecipare ai Demo Days organizzati da YC, eventi che si tengono ogni 6 mesi in cui le startup incontrano altri investitori, a loro volta selezionati da YC.
Ma oltre al mero aspetto finanziario e all’opportunità della vetrina dei Demo Days, a interessare le startup è il meccanismo di finanziamento che YC adotta, veloce e senza intermediari, che funge da vero acceleratore per le startup.
YC è un soggetto in possesso di strumenti e dotato di una capacità di determinare il prezzo delle startup unici nel panorama dalle società di venture capital, tanto che è definire YC come tale è quasi riduttivo.
La struttura di YC è infatti più complessa, e si può dire che YC funge anche da social network per gli imprenditori e da “università” per gli imprenditori.
Y Combinator: la Storia
Le peculiarità e la posizione di rilievo assunta da YC (per alcuni addirittura predatoria) sono il frutto di una filosofia sviluppata e di scelte intraprese nel corso degli anni, fin dalla fondazione nel 2005, causata dall’incontro di un gruppo molto particolare di persone che decidono di fondare una società di VC.
Da una parte ci sono Paul Graham, Trevor Blackwell, che insieme avevano fondato e poi venduto a Yahoo per circa 49 milioni di $ la società Viaweb. Dall’altra Jessica Livingstone, che al contrario dei già citati futuri compagni in affari, non aveva ancora “sfondato” nel mondo degli affari.
Livingstone conosce Graham ad una festa, e dopo che i due cominciano a frequentarsi, la prima sviluppa interesse e impara velocemente molto sul mondo delle startup, grazie a Graham. Tanto che Livingstone decide di cercare lavoro in una società di venture capital.
La macchinosità e la lunghezza nei processi di assunzione per cui Livingstone si era candidata, fanno accendere una lampadina nelle mente di Graham, il quale propone alla compagna di fondare loro due una propria società di VC con l’idea di rivoluzionare il mondo delle VC, coinvolgendo i vecchi soci di Graham. L’idea è quella di velocizzare i processi e di sfruttare le proprie conoscenze imprenditoriali per aiutare altri imprenditori a sviluppare le proprie idee.
Il gruppo decide di puntare fin da subito su un lotto di aziende tutte insieme, concentrando in 3 mesi i propri sforzi su un gruppo vasto, anzi che diluire gli investimenti in un piano triennale.
Il punto di svolta per YC avviene proprio in questo momento, dove le capacità di Livingstone di individuare i talenti più promettenti vengono fuori durante il primo “Summer Founders Program”, ossia un “lavoro estivo, tranne per il fatto che invece dello stipendio ti diamo finanziamenti di avviamento” (parole di Graham).
Già in questo primo evento, cui poi ne sarebbero seguiti molti altri, il quartetto adottò i principi cardine che avrebbero fatto le fortune di YC:
- La standardizzazione degli investimenti, fissati (allora) nella misura di 20.000 $ a fronte di una partecipazione al 6%;
- La possibilità di insegnare l’imprenditorialità, laddove fino a quel momento era sensazione condivisa che le grandi innovazioni dipendessero esclusivamente dai colpi di genio dei fondatori;
- L’attenzione verso nuovi modelli di businessman, non più manager vecchio stampo in uscita dal grande business, ma nerd e hacker in rampa di lancio nel settore tecnologico;
- La possibilità di sincronizzare gli investimenti, laddove in quel periodo le VC preferivano finanziare una startup alla volta. Quest’ultimo aspetto è stato particolarmente importante per YC, perché ha permesso di capire che collegare gli imprenditori nella fase di avviamento era particolarmente prezioso e ha permesso di creare una fitta rete su cui YC fa affidamento ancora oggi per esercitare la propria influenza.
Dal lotto del 2005 sarebbe poi uscito “solo” Reddit, ma tra gli imprenditori che vi hanno preso parte molti sarebbero poi stati coinvolti più avanti in altre attività di successo come Twitch e Firefox.
Intuendo che la Silicon Valley sarebbe diventata il polo centrale per l’innovazione tecnologica degli anni futuri, il gruppo si trasferisce a Mountain View e prosegue con l’arricchimento del proprio curriculum, della rete degli investimenti e soprattutto nel portfolio di investitori.
È importante sottolineare che al momento del trasferimento (anzi, per diverso tempo ancora), YC continuava a finanziare le startup tramite i fondi personali del quartetto.
La situazione cambia nel 2010, quando Adam Wiggins, fondatore di Heroku, vende la società a Salesforce per 212 milioni di dollari. Wiggins era entrato a fare parte della rete di YC sei anni prima e quindi YC, che fino a quel momento ha agito in perdita per finanziare Heroku e le altre startup, realizza con questa operazione il primo vero guadagno.
Questo è stato il turning point per YC, che da lì in poi a continuato a investire e scalare il mercato nel decennio successivo, durante il quale ha anche affinato il prodotto offerto.
Il Metodo e i Prodotti Y Combinator
Come dicevamo prima, infatti, oggi YC non è più semplicemente un acceleratore, ma è un prodotto “full-stack” che supporta gli imprenditori dalla fase pre-idea fino a quella pre-IPO.
Oggi YC offre una “Startup School”, tenuta da partner ed ex fondatori per 7 settimane, i cui incontri si tengono in oltre 30 città in tutto il mondo e ai quali è possibile partecipare online, alla cui ultima edizione hanno partecipato oltre 40.000 aspiranti imprenditori.
A differenza delle prime edizioni di questo prodotto, che si svolgevano “a porte chiuse” per un numero selezionato di imprenditori già avviati scelto da YC, oggi il programma è più aperto e ha come focus la preparazione degli aspiranti imprenditori.
Il programma risulta particolarmente efficace in combinato con un altro programma di YC, il co-founder matching, che mira ad unire gli aspiranti imprenditori con idee e interessi simili e che ad oggi ha prodotto oltre 9.000 match.
Questi servizi di YC non vengono erogati in cambio di partecipazioni, perché il guadagno di YC in questa fase viene realizzato proprio dall’attirare più soggetti possibile, ampliando la rete di influenza di YC e i risultati sembrano dare ragione a questa strategia, dato che ben il 45% del lotto W22 è passato per la startup school, e molti dei fondatori si sono incontrati attraverso il co-founder matching.
Quando invece le cose cominciano a farsi più serie, ossia nel momento in cui gli aspiranti imprenditori hanno elaborato l’idea da mettere al centro del proprio business, è qui che inizia il vero processo di selezione da parte di YC per la concessione dei finanziamenti.
Le probabilità di ammissione oscillano infatti tra l’1,5% e il 3%, e l’ammissione da parte di YC implica la necessità di trasferirsi in California per almeno 3 mesi.
I fortunati che riescono a passare la rigida selezione di YC ricevono un finanziamento di 125.000 $ a fronte di una partecipazione del 7% in azioni.
Oltre al non certo trascurabile aspetto economico, i vantaggi derivanti dall’accesso ai finanziamenti consistono per le imprese nell’accesso alla rete di YC, con la possibilità di stare a stretto contatto con gli esperti del settore di riferimento.
E ancora di più, a essere particolarmente “formativo” per gli imprenditori che accedono alla rete di YC, è la possibilità di confrontarsi tra di loro, possibilità favorita dall’utilizzo della piattaforma interna di YC “Bookface”, prodotto sviluppato da Hacker News (anch’essa partecipante di YC), che oggi funziona come un vero e proprio social per startupper, all’interno del quale molto spesso nascono collaborazioni o vendite di prodotti.
Il culmine del processo di finanziamento arriva con la partecipazione ai Demo Days, incontri organizzati da YC dove le migliori startup finanziate hanno la possibilità di incontrare degli investitori selezionati da YC tra quelli potenzialmente più interessati alle startup presenti.
Nel 2015 è poi nato YC Continuity, un fondo di finanziamento pensato per continuare a sostenere le startup anche dopo la conclusione positiva dei Demo Days, che ha di fatto allungato il periodo di accompagnamento e sostegno di YC alle startup della propria rete.
YC Continuity si è rivelato particolarmente redditizio per YC, perché le ha consentito di rafforzare il proprio legame con le startup migliori della propria rete anche dopo la graduation. Gli investimenti da parte di Continuity sono comunque piuttosto sporadici, anche perché si tratta di selezionare le migliori imprese da sostenere nella fase di crescita del business. Ad oggi, Continuity ha finanziato 35 imprese, tra cui vale la pena citare, data la recente popolarità in tema di criptovalute, Coinbase e Opensea.
Oltre al finanziamento, anche in questo caso vengono forniti agli imprenditori una serie di corsi sull’imprenditorialità, focalizzati in particolare sulla scalata alle aziende, che fungono da Master rispetto alla formazione base ottenuta con la partecipazione al programma YC.
Successivamente, nel 2018 viene lanciato il programma “Work a Startup”, che consente di presentare la propria candidatura per lavorare presso una delle startup appartenenti alla rete di YC. Il prestigio raggiunto da YC fa in modo di attrarre candidati sempre più preparati e interessanti per le aziende, aggiungendo ulteriore valore al business.
Come si può notare, le proporzioni della rete e soprattutto dei successi di YC è ormai diventato tale da continuare a inspirare un circolo virtuoso, all’interno del quale entrano solo gli imprenditori migliori, e presso le cui startup lavorano i dipendenti migliori sul mercato.
Grazie ai vari programmi elaborati, YC ha così accesso a molte informazioni fondamentali per l’attività di VC (e che non tutte le società di VC riescono a reperire), che combinate con la profondità della rete costruita nel corso degli anni, rendono YC il più forte acceleratore di startup della Silicon Valley e non solo.
I rari insuccessi di Y Combinator
Naturalmente, come ogni altro grande business, anche YC ha dovuto far fronte a tentativi malriusciti e scelte sbagliate nel corso della realizzazione e dell’affinamento del proprio metodo, come ad esempio il lancio di YC China nel 2018, che avrebbe dovuto fungere da collegamento tra startup americane e cinesi, ma che è crollato dopo poco più di un anno sia per difficoltà nell’inserirsi nel mercato locale, sia per via delle numerose e sempre più gravi frizioni a livello geopolitico tra i due paesi.
Nonostante qualche fallimento nel corso degli anni, il metodo YC ha comunque dimostrato di funzionare, anche perché YC ha saputo orientare bene le proprie scelte. YC oggi supporta oltre 400 imprese in ogni programma, in diversi settori e paesi. L’obiettivo (o meglio, l’auspicio) del presidente Geoff Ralston è quello di arrivare un giorno a finanziare decine di migliaia di startup.
Se secondo alcuni questa espansione eccessiva potrebbe alla lunga danneggiare YC, impoverendone il prodotto a causa delle necessità di prestare attenzione a molti più imprenditori/startup, dall’altra parte va segnalato che secondo Ralston è proprio la grandezza della rete di YC il punto di forza principale di YC. E in effetti, da quello che abbiamo visto finora, sembra aver ragione lui.
COME E DOVE INVESTE YC: UN “APEX PREDATOR” DEL MERCATO
YC investe in tutto il mondo e in tutti i settori. Anche questo fattore di differenziazione degli investimenti è uno degli argomenti che contribuiscono a delegittimare le critiche sull’eccessiva espansione di YC e sull’impoverimento del prodotto offerto.
Naturalmente, il territorio preferito di YC per investire rimane il continente americano, ma negli ultimi anni YC ha aumentato i propri investimenti in diversi paesi di tutti i continenti (con il limite già visto della Cina), in particolare in India, UK e Nigeria. Il valore aggiunto è anche in questo caso la profondità della rete costruita da YC, che può competere e in alcuni casi sorpassare anche finanziatori più presenti sul territorio e quindi tecnicamente più esperti.
Per quanto riguarda invece i settori di investimento, in questo caso l’andamento è stato influenzato forse più dalle “mode” del momento, con la singolare parziale esclusione del settore cripto (nonostante le già citate Coinbase e Opensea), verso la quale YC non sembra particolarmente interessata (e forse questo potrebbe dirci qualcosa rispetto al futuro di questo settore).
L’altra faccia della medaglia di queste mire espansionistiche è che YC sembra avere assunto agli occhi di molti un ruolo quasi predatorio sul mercato.
Una considerazione sorretta anche dalle condizioni economiche imposte da YC per il finanziamento, e in generale dal fortissimo potere di determinazione del prezzo in capo a YC, riconosciuto da tutto il mercato.
In pratica, YC si può permettere di investire in tantissime promettenti startup, in ambiti estremamente diversi e con discreto successo in moltissimi casi, a condizioni insostenibili per gli altri competitor di VC. E può farlo a prezzi insostenibili per le altre VC (si parla di sconti fino all’80% del valore reale), senza compromettere la propria affidabilità.
Nonostante questo sbilanciamento, va detto che gli imprenditori non sembrano particolarmente turbati da questa situazione, e il motivo è sempre lo stesso: il prestigio di YC è tale da riflettersi sui nomi di coloro i quali vi vengono accostati e ciò si traduce, ad esempio, in corsie preferenziali per l’accesso a finanziamenti presso le banche.
Le possibili minacce: dai competitor ai problemi di inclusività di YC
Per quanto visto fino ad ora, YC sembra quindi il classico esempio di too big to fail. Eppure, anche YC deve far fronte ad una serie di minacce in grado di comprometterne la continua ascesa.
Intanto ci sono i competitor, tra cui spiccano Techstars, Seedcamp e Entrepreneur First, per citarne alcuni. L’ultimo in particolare fa dell’abbinamento di imprenditori il proprio punto di forza, in modo simile a quanto fa YC con il co-founder matching, e con una forte concentrazione degli investimenti nel continente europeo.
Ogni competitor di YC prende come spunto il modello di YC, per cui queste aziende potrebbero diventare una minaccia concreta nel momento in cui riusciranno a sovvertire la tendenza e ad inserirsi negli spiragli del mercato lasciati liberi da YC, per esempio infiltrandosi con successo e in modo stabile nel mercato cinese e in generale asiatico.
Ad ogni modo, molto dipende da YC e dalla sua capacità di continuare a cavalcare la cresta dell’onda. La questione sulla crescita eccessiva delle dimensioni della rete di e di investimenti di YC potrebbe effettivamente diventare un problema. È vero che la rete è il vero valore aggiunto di YC, ma è altrettanto vero che un contatto diretto e personale con ciascun imprenditore è ciò che crea valore e stimola l’imprenditore stesso quando si tratta di affinare la propria idea.
Una crescita esagerata della rete comporta una diluizione del metodo YC, con l’impossibilità di prestare la stessa attenzione ad ogni cliente successivo. È altrettanto vero però che, a ben vedere, il metodo YC si basa sull’idea che l’imprenditorialità è insegnabile, per cui, in un certo senso, tutti i componenti della rete possono essere in grado di trasmettere le giuste informazioni e tramandare il metodo YC.
Un altro potenziale problema per YC è dato dalla scarsa rappresentatività delle minoranze nelle scelte di imprenditori da finanziare. In questo senso YC sembra aver avuto sempre un problema di inclusività, tanto che nel 2010 la percentuale di fondatori finanziati da YC appartenenti a minoranze era inferiore al 2%.
Oggi, anche per via del notevole aumento della sensibilità pubblica ai temi dell’inclusività, la situazione sta migliorando, perché nell’ultimo lotto di finanziamenti la percentuale è salita al circa 35%.
In termini assoluti, questa potrebbe non sembrare una questione particolarmente rilevante per una società di investimenti, che semplicemente investe come meglio crede. Se però consideriamo che è YC stessa a definirsi più di una “semplice” società di VC, fino a definirsi una vera “università dell’imprenditore”, è chiaro che non è sostenibile questa politica scarsamente inclusiva.
In generale, un’accusa di scarsa rappresentatività non è mai una buona pubblicità, soprattutto per un’azienda americana, data la fortissima (a volte esasperata) attenzione all’argomento negli USA, per cui YC farebbe bene a impegnarsi ancora di più su questo fronte, per evitare ricadute negative.
YC ha giocato un ruolo fondamentale un po’ nella vita di tutti noi, perché moltissimi prodotti che usiamo quotidianamente, sia in ambito lavorativo che ricreativo, sono stati finanziati da YC o in qualche modo sono vi entrati a contatto. Il lascito più importante di YC forse rimane però l’idea che ha saputo trasmettere, ossia che non è un’idea assurda per un neo laureato quella di aprire una propria startup.