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Mercosur e proprietà intellettuale

Mercosur: Integrazione Economica e Sfide Normative nel Cono Sud

ComplianceFebbraio 17, 2024

Il Mercosur, acronimo di “Mercado Común del Sur”, è un’organizzazione creata nel 1991 attraverso il Trattato di Asunción e recante il fine primario dell’istituzione di un mercato comune tra i suoi Paesi membri.

Attualmente è composto dai paesi geograficamente individuabili nel Cono del Sudamerica, quali il Brasile, l’Argentina, l’Uruguay e il Paraguay, mentre permangono sospese le richieste di adesione del Venezuela e della Bolivia.

Nonostante la sua creazione, il processo di integrazione del Mercosur è stato ampiamente ritardato, soprattutto nel sistema della proprietà intellettuale. Nel complesso, il Mercosur ha ispirato la propria integrazione al modello più sviluppato a livello mondiale, ossia quello fornito dell’Unione Europea.

In generale, il processo di integrazione si articola in quattro fasi progressive. Il primo stadio si raggiunge tramite la creazione di un’area di libero scambio tra due o più paesi all’interno della quale vengono azzerati tutti gli ostacoli doganali e dove i paesi membri mantengono le proprie politiche commerciali e i propri dazi doganali nei confronti dei terzi.

Si parla poi di unione doganale, quale territorio entro cui i paesi membri si impegnano ad eliminare le reciproche restrizioni quantitative all’interno dell’area di libero scambio, ed applicando una tariffa esterna comune nei confronti di paesi terzi.

La terza fase si concretizza con la realizzazione di un mercato comune, ossia un’area di libero scambio delle risorse produttive con l’applicazione di una tariffa esterna comune, all’interno della quale i paesi membri attuano un processo di coordinamento delle politiche macroeconomiche e di armonizzazione legislativa.

L’ultima fase dell’integrazione si perfeziona con lo sviluppo di un’unione monetaria ed economica, realizzando un sistema comunitario riferito allo spazio ed ai cittadini, accompagnata da una politica estera e macroeconomica comune coordinata tra i paesi membri, nonché dall’armonizzazione legislativa, e dalla cittadinanza e un sistema monetario comune.

Attualmente l’ampio territorio del Mercosur funge da area di libero scambio, ma con un’unione doganale imperfetta, che non ha ancora raggiunto lo status di mercato comune tenuto conto del costante impasse sull’attuazione di un concreto processo di integrazione.

In principio, l’esperienza del Mercosur prende vita, seppur in modo accennato, agli inizi del ‘900, quando Argentina e Brasile cominciarono ad affacciarsi all’idea di un progetto di unione doganale dei territori dell’America Latina. Tuttavia, tale obiettivo rimase congelato sino agli anni ‘80, quando l’idea di un mercato comune torna a farsi strada nelle politiche interstatali, accompagnata dalla necessità di ammodernare i sistemi economici locali in quanto chiusi ed obsoleti a livello tecnologico e produttivo.

Negli anni ‘90, i governi dell’Argentina e del Brasile ratificarono la volontà di perseguire obiettivi comuni per la creazione di una nuova forma di protezionismo, offrendo maggiori opportunità di sviluppo alle economie ed agevolando l’integrazione e la competitività dei due paesi nel mercato mondiale.

Tuttavia, la loro rivalità storica ha contribuito negativamente ad aumentare l’esperienza di accordi non riusciti o dai risultati poco efficaci (fatta salva l’esperienza positiva con le CEE). Ne sono un esempio l’Asosacion Latino-americana de Libre Comercio (ALALC) del 1960, in seguito sostituita dall’Asociacion Latino-americana de Integracion (ALADI) creata con il Trattato di Montevideo nel 1980, quale organizzazione intergovernativa per la promozione dell’integrazione regionale e del libero scambio tra i suoi paesi membri.

Con la sigla dell’Acta para la Integracion Argentino-Brasilena (1986) si inizia a rispondere a  taluni principi fondamentali, quali la realizzazione di una realtà moderna e competitiva e la garanzia di eguali benefici tra i due paesi in ordine all’evoluzione tecnologica per lo sviluppo di nuovi settori. Al predetto accordo si unirono nel 1988 l’Uruguay, e nel 1991 il Paraguay. Ed è con la firma del Trattato di Asunción nel 1991 che può ritenersi istituita tra i quattro paesi membri una zona di libero scambio e di unione doganale.

Il trattato costitutivo del Mercosur fornisce così le basi normative per l’integrazione economica, tuttavia senza includere disposizioni in materia di proprietà intellettuale.

In merito, furono molteplici i tentativi volti a realizzare una concreta produzione normativa nel settore della proprietà intellettuale. Nel 1992, infatti, fu istituita una “Commissione per la proprietà intellettuale” avente i seguenti propositi: i) di valutazione delle leggi nazionali, degli aspetti giudiziari, tecnici e amministrativi esistenti in materia; ii) di esaminare la partecipazione degli stati membri ai trattati e convenzioni relative alla proprietà industriale ed intellettuale; iii) di cooperazione e assistenza reciproca tra i paesi membri e le istituzioni internazionali esistenti in materia.

L’indagine legislativa nel settore de quo, tuttavia, evidenzia uno sviluppo non ottimale in senso istituzionale nonché una limitata attività legislativa. Difatti, i risultati ottenuti negli ultimi trent’anni sono stati molto scarsi.

Differentemente dalla Comunità Andina e dall’Unione Europea, il Mercosur si basa ancora su un concetto di accordo interstatale, senza aver acquisito il fondamentale concetto di sovranazionalità.

Sul punto, sono appena due i protocolli che trattano di proprietà intellettuale: 1) il Protocol for Harmonization of Standars on Intellectual Property in Mercosur, in materia di marchi, indicazione di provenienza e denominazioni di origine, e 2) il Protocol of Harmonization in the Area of Industrial Designs del 1998. Vieppiù, la loro applicazione non risulta neppure internalizzata dagli stati membri, e lo stallo legislativo permane tutt’ora.

Altri tentativi volti ad unificare le questioni relative alla proprietà intellettuale all’interno del Mercosur hanno portato all’adozione di ulteriori strumenti: il Memorandum de Intencion (1996), volto a integrare le banche dati degli uffici brevetti e marchi (PTOs); e il Memorandum de Entendimiento (1999) con lo scopo di istituzionalizzare la comunicazione tra i PTOs per rafforzare la protezione dei marchi.

Contrariamente, sono molteplici i risultati normativi raggiunti a livello economico nel processo di integrazione del Mercosur.

Lo stesso non può affermarsi per il settore della proprietà intellettuale il cui complesso normativo risulta scarsamente realizzato.

Mancano infatti un’armonizzazione delle legislazioni nazionali e delle prassi giuridiche in ogni paese membro e la creazione di un diritto comunitario uniforme. In materia di proprietà intellettuale, l’U.E. è un ottimo esempio vista la creazione del marchio comunitario nel 1993, del design comunitario nel 2001 e del brevetto comunitario del 2023.

Nel Mercosur vi è stato solo un breve e flebile tentativo per una possibile strutturazione di un trademark comune.

Il Mercosur non è ancora riuscito a concludere accordi di libero scambio significativi, soprattutto con importanti paesi e blocchi di integrazione come gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Cina, il Giappone e la Corea. Il suo processo d’integrazione con l’esterno richiede una spiccata capacità di negoziare accordi con paesi terzi e con organismi internazionali.

In merito, il Mercosur vanta diversi accordi stabiliti con diverse istituzioni internazionali, tra le quali:

  1. l’OMC con la quale si impegna ad assicurare la compatibilità della sua normativa con le disposizioni del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) del 1994. Si è inoltre costituito all’interno del “Comitato di Commercio e Sviluppo dell’OMC” il “Gruppo di lavoro sul Mercosur” per la pianificazione e coordinazione delle azioni necessarie per la sua partecipazione alle attività dell’OMC.
  2. l’ALADI, per la costituzione di accordi che preservino il dazio esterno comune, favorendo l’espansione delle correnti commerciali degli scambi internazionali.
  3. l’Unione europea, con la quale il Mercosur ha cercato fin da subito di allargare i propri orizzonti. In merito si menzionano gli accordi con la CEE del 1995, mentre sono in corso trattative per la creazione di un’aggregazione interregionale caratterizzata da una crescente cooperazione politica e da una liberalizzazione progressiva e reciproca degli scambi commerciali (Interregional Framework Cooperation Agreement). L’Accordo interregionale mira a rafforzare le relazioni commerciali e di cooperazione tra le due aree. È stato negoziato per oltre vent’anni e prevede, tra le altre disposizioni, la riduzione dei dazi sulle esportazioni dell’UE verso il Mercosur. Tuttavia, la sua entrata in vigore potrebbe richiedere ancora del tempo.
  4. la NAFTA (North Atlantic Free Trade Agreement), per la promozione del dialogo con gli USA e la creazione di un’area di libero scambio che copra tutto il continente americano (c.d. Free Trade Area of the Americas).

Lo sviluppo di una disciplina ad hoc sulla proprietà intellettuale è dunque attività prodromica all’armonizzazione delle politiche industriali. Tale è un processo legislativo continuo che evidenzia i limitati risultati raggiunti in materia rispetto ad altri blocchi economici.

Il Mercosur dovrebbe preservare e al contempo espandere la propria capacità industriale portandola a livelli di ragionevole competitività internazionale, stimolando la specializzazione e la valorizzazione dei propri servizi.

In definitiva, sono molteplici le sfide che il Mercosur continua ad affrontare.

Tra queste vi è la costante debolezza istituzionale che riflette la mancanza di un concetto sovranazionale di proprietà intellettuale, nonché l’assenza di accordi intergovernativi vincolanti. Peraltro, il costante stallo normativo causa questioni urgenti sulla necessità di allineare le leggi ai nuovi standards internazionali.

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