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trade secrets e pmi

Trade Secrets e PMI

BusinessGiugno 13, 2021

Tra i fattori che contribuiscono maggiormente alla competitività delle imprese, il segreto industriale è senz’altro uno dei più importanti.

L’importanza del segreto industriale è infatti trasversale tra piccole e grandi imprese: dal leggendario “ingrediente segreto” della Coca-Cola, alla classica “ricetta della nonna” per il piatto forte del ristorante sotto casa, la segretezza circa un determinato elemento del business può essere l’asset più importante per ogni tipo di attività e impresa.

La scelta di mantenere la segretezza su un qualsiasi elemento dell’attività può essere frutto di necessità, ad esempio perché i costi per la brevettazione supererebbero i benefici, oppure può derivare da una precisa strategia.

A prescindere dalle motivazioni, è necessario che queste informazioni siano protette, in modo da preservarne il valore. La protezione deve essere senz’altro disposta dall’impresa, in primis, che deve fare in modo di non rendere accessibile l’informazione al pubblico e ai competitors.

Ma la protezione deve essere anche fornita dalla legge, a maggior ragione se si tratta di segreto custodito da un’impresa di proporzioni ridotte.

Per queste imprese, più che per quelle di grandi dimensioni e capacità economiche, il segreto industriale costituisce il mezzo principale su cui si fonda la propria competitività.

Negli USA il segreto industriale è stato riconosciuto e protetto attraverso il Defend Trade Secrets Act del 2016 (DTSA), che ha dato la possibilità ai titolari del segreto di adire civilmente le corti federali. Il grosso pregio di questa norma consiste nei vantaggi che conferiscono le corti federali, in termini di efficacia processuale, rispetto alle corti statali.

In Europa la scelta è stata inizialmente diversa, nel senso che il segreto non era stato qualificato come una proprietà industriale: la normativa di riferimento dell’epoca, la Direttiva 2004/48/CE, non si applicava ai segreti industriali, e di conseguenza la tutela del segreto industriale era fornita in modo differente a livello statale.

Faceva comunque eccezione l’Italia, che già dal 2005 ricomprendeva il segreto industriale tra gli elementi di proprietà industriale. Il codice della proprietà industriale tutelava (e tutela) attraverso l’art. 98, il segreto industriale inteso come informazione:

a) segreta, non generalmente nota o facilmente accessibile;

b) di valore economico;

c) ragionevolmente protetta (formulazione ispirata da quella adottata dall’accordo TRIPS, all’art. 39).

La necessità di una legislazione uniforme ha poi indotto l’UE all’adozione di una Direttiva ad hoc, la Direttiva 2016/943, sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti.

L’importanza dei trade secrets per le PMI

Come detto, il segreto industriale può avere un valore importante per le grandi società, ma ancora maggiore per le piccole e medie imprese, o in modo ancora più rilevante per le startup.

Sovente infatti i segreti industriali consistono in informazioni che per motivi diversi non possono essere registrate, oppure si tratta di informazioni per le quali la registrazione non conviene.

Qualsiasi informazione utile per mantenere il proprio vantaggio competitivo può essere infatti oggetto di segreto industriale, a patto che rispetti i requisiti indicati dal già citato art. 39 del TRIPS.

Sul punto, argomento chiave è stabilire un perimetro all’interno del quale definire “ragionevole” una misura di protezione del segreto. Come detto infatti, lo scenario è ben diverso quando si parla di grandi multinazionali e di PMI.

Le dimensioni dell’impresa e del business incidono in maniera importante su diversi aspetti: minacce, strumenti a disposizione, accessibilità al segreto, e via dicendo.

La definizione di questo perimetro è un aspetto che va analizzato sia dall’impresa stessa, che dal giudice chiamato a decidere sull’eventuale appropriazione indebita del segreto industriale.

La valutazione circa la ragionevolezza della misura di protezione è frutto quindi di un’operazione di risk assesment, dove viene soppesato il valore dell’informazione con i costi economici o di diverso tipo per mantenerla segreta.

È infatti fondamentale selezionare quale informazione può rimanere coperta dal segreto, mettendo sul piatto della bilancia diversi fattori quali il valore dell’informazione, i costi sostenuti per svilupparla, il grado di competitività che garantisce, e il potenziale danno subito in caso di diffusione, oltre alla possibilità/probabilità che eventuali concorrenti possano venirne a conoscenza.

A seconda dell’articolazione più o meno complessa dell’attività, potrebbe essere utile mettere ciascuna informazione in una scala di valori, con diverse misure predisposte per ciascun livello di rischio o importanza.

Per quanto riguarda le minacce, o le falle nelle misure di sicurezza, laddove una volta il principale elemento di rischio era il fattore umano, oggi a questo si affianca naturalmente il rischio informatico.

Anche la piccola impresa infatti ricorre a sistemi informatici per l’archiviazione delle informazioni, sistemi che possono essere più vulnerabili rispetto a grandi reti aziendali, più preparate contro possibili intrusioni.

Ma il fattore umano rimane ancora la più grande fonte di pericolo per la segretezza delle informazioni, soprattutto per le PMI, e soprattutto quando si parla di particolari informazioni intangibles, come può essere il portfolio clienti, o una particolare tecnica di produzione artigianale, o un ingrediente segreto.

Il dipendente infedele o distratto in possesso di questa informazione può da solo mettere a repentaglio un intero business, se questo si basa interamente su questo segreto.

Anche in caso di attacco informatico, infatti, la dispersione dei dati può avvenire per errore umano.

Se questo rischio può essere arginato, ma non evitato del tutto, è allora necessario preparare il terreno per limitare (con un approccio stile privacy-by-design) o riparare integralmente i danni successivamente alla divulgazione del segreto, attraverso accordi di riservatezza appositi.

È importante in ogni caso disporre delle misure interne in grado di rendere l’attività reattiva (meglio ancora, proattiva) al rischio, rendendo quindi il personale pronto ad individuare il rischio di diffusione dell’informazione protetta.

Oltre ai già citati ordinamenti americano ed europeo, va sottolineato che anche la Cina, con due diversi interventi normativi, è intervenuta a difesa del segreto industriale. Gli interventi hanno ampliato la definizione di segreto industriale, e le sanzioni per i furti di tali informazioni.

L’attenzione e la protezione giustamente riservate al segreto industriale hanno fatto in modo che imprese di diverse dimensioni abbiano iniziato a fare sempre maggiore ricorso a questo tipo di protezione dell’informazione industriale.

Il segreto industriale rimane quindi un’arma fondamentale per le PMI per sviluppare e mantenere la propria competitività, oggi più che mai grazie alla protezione accordata a queste informazioni.

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