RegTech: analisi di un settore dal potenziale immenso
Portmanteau di regulation e technology, con il termine di regtech si fa riferimento all’ utilizzo delle infotecnologie per la gestione dei processi normativi e regolamentari, vale a dire l’insieme delle procedure tese alla verifica di conformità ed adeguamento (compliance) al rispetto degli strumenti di normazione tradizionale (hard law) e delle fonti atipiche (soft law).
Le definizioni del termine RegTech hanno avuto origine in gran parte dalle autorità di regolamentazione, a partire dal “Call for Input” del 2015, da parte della Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito, che ha reso popolare il termine.
Dato che sono stati proposte a scopo esplorativo, le definizioni dei regulators tendono ad essere volutamente ampie, comprendendo la maggior parte dei possibili impieghi della
tecnologia ICT, finalizzati ad automatizzare o migliorare la conformità normativa e la supervisione della stessa.
Alcuni autori, come il Financial Stability Institute (FSI), fanno inoltre riferimento ad un settore “SupTech“, che è tipicamente definito in modo simile a RegTech, ma limitato ai casi d’uso più rilevanti per le autorità di regolamentazione, disinteressandosi a quelli di interesse per le imprese regolamentate, soggetti destinatari delle norme.
Il RegTech non è un settore completamente nuovo
Il RegTech include qualsiasi impiego della tecnologia al fine di incrociare i dati alle tassonomie normative che sono significative tanto per le autorità di regolamentazione quanto per le aziende destinatarie delle norme, al fine di automatizzare i processi di verifica e supervisione della conformità.
Non si tratta di un settore del tutto nuovo: alcune delle sue componenti più critiche sono in circolazione già da due o tre decenni.
Si può sostenere che pressochè ogni segmento di cui si compone l’industria regtech abbia registrato episodi coordinati di market entry e product development.
Il settore è stato caratterizzato da un’intensa attività di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Ciò che distingue l’attuale industria RegTech dai suoi predecessori è ravvisabile in due fattori:
- i metodi di delivery (in-the-cloud, API)
- la comune prospettiva di trasformare la compliance in un processo end-to-end.
Si stima che l’industria globale di RegTech abbia generato 5 miliardi di dollari solo nel 2018.
Gli anni dal 2014 al 2018 hanno visto un’impennata di nuove startup RegTech, guidate da una combinazione di rapidi cambiamenti normativi, progresso tecnologico e nutrito interesse da parte dei regulator, le autorità di controllo.
I dati disponibili indicano che al 2018 il settore impiegava circa 44.000 persone a livello globale con un fatturato annuo di circa 4,9 miliardi di dollari, a fronte di una raccolta di circa 9,7 miliardi di dollari di finanziamenti esterni.
Si tratta di un settore altamente internazionalizzato, con meno di un terzo dei fornitori RegTech attivi in un solo mercato e poco più di un terzo presente in cinque o più giurisdizioni.
Due sviluppatori su tre hanno una presenza fisica o una quota di mercato significativa nel Regno Unito e quasi la metà negli Stati Uniti.
Un piccolo numero di centri finanziari in Australia, Canada, Singapore, Singapore, Hong Kong e Giappone, in Europa si distinguono Lussemburgo, Svizzera, Irlanda, Germania e Francia, che attraggono un interesse significativo.
Gli Emirati Arabi Uniti si contraddistinguono come un punto focale dell’attività in Medio Oriente, ma nessun paese africano o dell’Asia meridionale è entrato a far parte del gruppo delle aree top-tier.
L’industria globale RegTech si è sviluppata in segmenti di mercato distinti
Il settore RegTech è stato studiato a lungo dalle pubblicazioni di settore e sono state proposte numerose segmentazioni, attingendo dall’esperienza degli operatori del mercato.
Tenendo conto delle tecnologie utilizzate e delle caratteristiche funzionali delle soluzioni proposte dai fornitori, il settore RegTech può essere suddiviso in segmenti.
I più grandi per raccolta fondi sono il “Profling & Due Diligence” ed il “Dynamic Compliance”, che insieme rappresentano circa il 70% dei fondi raccolti fino ad oggi (ma poco più del 40% del fatturato).
L’industria RegTech si basa su una combinazione di tecnologie chiave
Circa due terzi del settore forniscono le proprie offerte attraverso il cloud, con il 56% dei fornitori che utilizzano il machine learning ed il 43% che utilizza l’analisi predittiva dei dati per descrivere i modelli/schemi o prevedere i comportamenti.
Infine, oltre un terzo utilizza l’elaborazione in linguaggio naturale (NLP) per analizzare i contenuti normativi.
In prospettiva, l’uso dell’apprendimento automatico e della data analytics è destinato a crescere ulteriormente, così come il riconoscimento vocale, la Distributed Ledger Technology (DLT) e la mappatura Geographic Information System (GIS).
Come i cambiamenti normativi recenti hanno aiutato le aziende Regtech
Esiste un chiaro legame tra l’impennata delle market entries RegTech del periodo 2014-2018 e la quantità di nuove normative introdotte o implementate in quel periodo.
Finora, l’adozione è stata più forte laddove è stata sostenuta da iniziative legislative che puniscono il mancato rispetto per il tramite di sanzioni economiche e penali di entità notevole, e che favoriscono volumi di dati elevati e tassonomie normative chiare.
Settori come la lotta al riciclaggio di denaro (AML) e la segnalazione delle operazioni sospette forniscono esempi particolarmente validi di tali iniziative.
L’attenzione delle autorità di regolamentazione si sta tuttavia già spostando verso aree di conformità meno facilmente quantificabili, come la condotta e la cultura, ed alla analisi descrittiva si privilegia quella predittiva.
Tale spostamento potrebbe favorire quei fornitori che utilizzano tecnologie versatili e le cui soluzioni sono meno settoriali.
Le previsioni del settore indicano una crescita su base annua (YOY) compresa tra il 23% e il 25% tra il 2018 e il 2023, la stragrande maggioranza degli sviluppatori individuano efficacia e velocità come parte della loro unique selling proposition (USP), i risparmi diretti sui costi sono meno frequentemente citati, specie da parte delle aziende più mature.
Gli studi di settore sulle percezioni da parte dei top-player evidenziano un valore aggiunto nelle tecnologie che offrono insight o decision-making in tempo reale, ed un forte interesse da parte delle autorità di regolamentazione nel privilegiare e supportare tali tecnologie.
Tuttavia, la promessa di una regolamentazione leggibile ed eseguibile “a macchina”, un’offerta di compliance end-to-end, rimane elusiva nonostante il supporto politico.
La realizzazione e la vendita di tali piattaforme è impegnativa, costosa e rappresenta una delle grandi sfide nella gestione degli stakeholder.
RegTech: non solo compliance bancaria
Il settore finanziario, e in particolare i grandi operatori storici come banche ed assicurazioni, continuano a dominare la domanda di soluzioni RegTech: circa il 90% degli sviluppatori dedica la propria offerta alle esigenze del settore bancario/assicurativo.
Tuttavia l’attenzione si sta lentamente espandendo verso l’esterno da quei settori chiave, verso FinTech, autorità di controllo, fornitori di infrastrutture di mercato, ed industrie non finanziarie.
L’offerta di prodotti destinati ai settori non finanziari impiega una gamma molto più ampia di tecnologie rispetto a quelle che si rivolgono solo al settore finanziario, con particolare attenzione al riconoscimento di immagini e deep learning, con una composizione più incentrata sulla privacy, data protection e fraud detection.
Da notare la forte focalizzazione di RegTech in ambito FinTech, targettizzato da una quota di sviluppatori che oscilla tra il 50% ed il 70%, probabilmente a causa del forte allineamento strategico esistente tra l’offerta di servizi finanziari innovativi e le applicazioni RegTech.
L’industria globale RegTech può essere un grande catalizzatore per il perseguimento di un’innovazione normativa e finanziaria più sostenibile, efficace ed inclusiva.